“Mirasi poi nella chiesa di san Lorenzo che viene anco detta S. Maria delle Grazie per esservi una bellissima statua della Madonna Santissima delle Grazie, di mano di Giovan di Nola, la quale è collocata nell’altare maggiore di detta chiesa”.
Nonostante la chiesa non sia più la stessa, il gruppo scultoreo ligneo di una Madonna col Bambino campeggia ancora oggi sull’altare maggiore di un imponente tempio che porta la dedicazione alla Madonna delle Grazie.
Secondo gli studiosi la statua della Vergine, probabilmente la più conosciuta e venerata a Benevento, è da attribuire a Giovanni Marigliano, detto Giovanni da Nola, che la scolpì nei primi anni del XVI secolo, per volontà dei frati minori arrivati a Benevento dopo il 1470. Il tipo di iconografia scelta è vicina al mondo dei francescani, desiderosi di esprimere sentimenti più “privati” ed umani, come quelli ineguagliabili tra una madre ed il proprio figlio.
L’attuale simulacro ligneo cinquecentesco, sostituzione di un’immagine più antica conservata nell’allora chiesa di san Lorenzo fuori le mura, rappresenta Maria in piedi, stante, abbigliata con una tunica rossa e pesante a fiori dorati; l’oro si ripropone lungo la scollatura e i bordi della veste, così come va ad impreziosire i calzari della Vergine, quasi a ricordarci le imperatrici orientali. Di classica attribuzione mariana il manto blu trapunto di stelle che copre le spalle di Maria e ricade in avanti con un morbido drappeggio. Nonostante lo scultore abbia sapientemente ricreato un panneggio consistente per le vesti, la fisicità di Maria è mostrata in maniera naturale e plastica: sotto il mantello blu, con elegante spontaneità, appare un ginocchio piegato in avanti.
Il capo della Vergine è avvolto da un velo rigato: i capelli neri compaiono, appena accennati, attorno ad un viso raffinato intento ad osservare lo spettatore; con il braccio sinistro sostiene il Gesù bambino, anche lui dalla scura capigliatura, mentre con le dita della mano destra si scopre un seno.
L’immagine del gruppo scultoreo beneventano prende vita nel ricordo dell’iconografia della Madonna lattante ed entra nel vivo del tema della doppia natura del Cristo, umana e divina. La Madonna delle Grazie beneventana assume in sé tutta l’umanità di una madre che nutre il proprio figlio, diventa fonte di immedesimazione ed ispira sentimenti “familiari” eppure unici. Nonostante l’idea che la scultura sottende la Vergine Maria non allatta il piccolo Gesù, intento invece ad alzare la mano destra nell’atto di benedire. Il gesto naturale di Maria che si scopre il seno è, probabilmente, da leggersi in chiave simbolica: la madre del Cristo è colei che elargisce nutrimento a tutta l’umanità, da lei prende vita la grazia concessa ad ogni uomo.
Il destino della scultura beneventana della Madonna delle Grazie si intreccia indissolubilmente alla vita della sua città. Vincenzo Maria Orsini, futuro papa Benedetto XIII ne fu un grande devoto: a lei dedicò il primo saluto dopo la nomina ad arcivescovo di Benevento e l’ultimo da papa; a Lei offrì la ricostruzione della chiesa di san Lorenzo dopo i terremoti del 1688 e del 1702; nel 1700 l’icona lignea della Vergine venne proclamata patrona della città e di tutto il ducato beneventano; sotto la Sua protezione furono eseguiti i lunghi lavori di costruzione dell’attuale basilica; proclamata da Pio XII patrona del Sannio, la Vergine Beneventana ha visto nel 1990 l’importante e storica visita di papa Giovanni Paolo II.
Tutta la comunità beneventana si stringe forte attorno alla Vergine durante la sentita festività a Lei dedicata il 2 luglio: un attaccamento radicale e radicato alla propria patrona che, come racconta Salvatore De Lucia in uno dei suoi scritti, […] è attesa [una festività] con ansia e goduta con amore.